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Piranesi, Diverse Maniere d’adornare i Cammini

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Autore: Giovanni Battista Piranesi (Mogliano Veneto 1720 – Roma 1778) Titolo: Diverse Maniere d’adornare i Cammini Epoca: 1.769 Misura: Foglio mm.513×400, battuta del rame mm.393×252 Tecnica: Incisione su rame Bibliografia: Focillon, Wilton Ely Descrizione: Acquaforte e bulino, firmata in lastra in basso a destra. Magnifica prova, impressa ad inchiostro nero su carta vergata coeva, con pieni margini, in ottimo stato di conservazione. Diverse Maniere d’adornare i Cammini ed ogni altra parte degli edifizi… L’opera viene pubblicata nel 1769, tuttavia una serie di epistole ne riconduce l’epoca ad alcuni anni prima, e si suppone che già nel 1767 un buon numero di tavole fosse pronto. Dal punto di vista stilistico questa può essere senza alcun dubbio considerata come il massimo dell’estro espresso dal Piranesi. Definirlo tuttavia risulta impresa disperata; ne barocco, ne neoclassico e ne manierista, ma come semplicemente appellato dal Focillon “stile Piranesi”. La novità espressa dalle sessanta tavole che compongono il volume risulta essere, tralasciando la bellezza intrinseca delle incisioni, il fatto di rimanerne ammaliati dalla fantasia prorompente, dalla loro immediatezza, e da un intreccio di nostalgie classiche e ricordi barocchi, essendo quasi consapevoli di entrare nei sogni allucinati di un archeologo. Nel rappresentare i camini, i mobili, gli orologi e quanto altro espresso in Diverse maniere il Piranesi si serve di alcune figure ornamentali che si possono dividere in due grandi categorie. La prima comprende elementi tratti dal repertorio decorativo dell’antichità classica con particolare riferimento a quella egizia, mentre l’altra categoria è rappresentata da elementi del lessico della natura, presente soprattutto con esemplari della fauna. I concetti del Piranesi, espressi nelle forme qui da lui inventate e ricreate, appaiono inquietanti e ambigui, addirittura contraddittori e se si vuole precursori del romanticismo. A conferma della teoria di molti studiosi, che lo considerano come precursore dello stile letterario dell’Impero piuttosto che massimo esponente del neoclassicismo. L’autore: Acquafortista, incisore, progettista, architetto e teorico italiano, considerato uno dei supremi esponenti dell’incisione topografica, sebbene il maggiore interesse egli lo mostrasse per l’architettura. Anche se solo pochi disegni architettonici sono stati realizzati, egli ebbe comunque una grande influenza, nel Neo-Classicismo europeo, attraverso contatti personali con architetti, mecenati e artisti in visita a Roma nel corso di quattro decadi. La sua prolifica produzione di lastre di acqueforti, che combinava una straordinaria immaginazione con una conoscenza delle tecniche dell’antica Roma estremamente pragmatica, diede avvio ad una nuova e duratura percezione dell’antichità. Era anche disegnatore di strutture e palchi per le feste, decoratore di interni e di mobili, così come restauratore. L’interazione di questa straordinaria combinazione di attività lo portò ad un concetto alto del disegno, sostenuto da saggi scritti. L’eredità che lasciò, relativamente alla sua visione unica della civiltà romana, fu una interpretazione immaginativa e una ricreazione del passato che ispirarono scrittori e poeti così come artisti ed altri disegnatori.

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